"Sarah Kane rappresenta la forza vitale di chi si impegna ogni giorno perché il teatro rimanga un punto di riferimento e di luce in questo buio dilagante".
Prima nazionale il 25 febbraio (fino al 2 marzo) per il nuovo spettacolo della compagnia scheriANIMAndelli/TEATROalleCOLONNE.
Sarà in scena al teatro Out Off con Io sono Sarah Kane, nuovo testo di Paolo Scheriani che ne cura anche la regia. In scena Nicoletta Mandelli e Camilla Maffezzoli daranno corpo e voce alla giovane drammaturga inglese morta suicida nel 1999. Lo spettacolo è impreziosito dai contributi video del video-artista Luca Lisci, già collaboratore di Peter Greenway e oggi art director della rivista TAR - la più rinomata rivista di arte contemporanea internazionale.
Ne parliamo proprio con Scheriani.
Perchè questo omaggio proprio a Sarah Kane?
Più in generale è un omaggio a chi fa teatro. Sarah Kane rappresenta la forza vitale di chi si impegna ogni giorno perché il teatro rimanga un punto di riferimento e di luce in questo buio dilagante. Sarah indagava l’animo umano e ogni investigazione porta alla luce verità scomode. Con il suo teatro ci ha insegnato a fare i conti con queste verità. Vocazione della nostra compagnia è indagare; non a caso uno dei testi che ci accompagna negli anni e riproponiamo in diversi allestimenti è “Edipo re”, la prima grande detective story, il primo grande noir della storia del teatro. Sarah si è confrontata con i classici e da lì ha attinto. Ma l'elemento importante di questo spettacolo è che non parla della vita di Sarah Kane, bensì di quello che avrebbe potuto vivere ancora. Ci siamo immaginati momenti di vita che lei non ha fatto in tempo a vivere.
Cos'ha di particolare?
Lo spettacolo è un flusso continuo di parole. Molta nuova drammaturgia nasce con l’urgenza di raccontare degli avvenimenti, di denunciarli. Questa urgenza di raccontare qualcosa pone in secondo piano il come raccontarlo - come se le parole fossero di servizio. Usare una parola anziché un’altra non compromette o non modifica quanto si vuole raccontare. Al contrario la mia drammaturgia in questo momento da peso a ogni singola parola: avvicino parole che diano un suono particolare perché in quel suono risiede il significato di ciò che voglio trasmettere.
Ossia?
Vocali e consonanti non sono messe li a caso, ma sono frutto di una ricerca fonetica, estetica, di forma. Il risuonare di queste parole danno improvvisamente i contorni alla storia che voglio raccontare. Ogni parola che compone il testo non potrebbe essere diversa da quella che è. È un ricamo. E in questo ricamo si tessono i corpi e le voci di Nicoletta Mandelli e Camilla Maffezzoli. E per impreziosire ancor di più la trama ecco gli inserti dei contributi video di Luca Lisci. Il risultato è un tessuto molto simile al macramè.
La vostra compagnia ha sede al teatro alle Colonne, il cui proprietario è la parrocchia. Cosa hanno detto di questa decisione di portare in scena un'autrice dai temi controversi (e peraltro suicida)?
Noi agiamo in piena libertà e sintonia con la proprietà che in questi anni non ha mai interferito, semmai sostenuto e condiviso le nostre scelte artistiche. Questo spettacolo va ricordato è una coproduzione con il teatro OUT OFF di milano ed è proprio all’OUT OFF che andrà in scena in prima nazionale. Questo debutto è una sorta di ritorno a casa per me e Nicoletta poiché proprio vent’anni fa in questo teatro ci siamo conosciuti e abbiamo iniziato il nostro percorso artistico e di vita insieme.
Un percorso drammaturgico che vi porta sempre più all'utilizzo sperimentale di video, immagini, suoni. Human Discount, La Salomé, ora Sarah Kane. Da dove nasce questa scelta?
L’utilizzo dei video di cui oggi se ne fa un uso smodato e alle volte un po’ forzato è per noi parte della poetica del nostro fare ed è parte integrante della drammaturgia. La grande fortuna è aver incontrato nel nostro cammino un grande artista: Luca Lisci. C’è con lui una grande sintonia. Condividiamo un immaginario che facilità il lavoro. Luca non è per noi la persona che si occupa dei contributi video: il suo lavoro produce vere e proprie opere che si integrano con quanto avviene in scena. La sua è una vera e propria regia. È come se si producessero in simultanea lo spettacolo live e un “film”. I due linguaggi per quanto ci riguarda si fondono con grande armonia e nulla tolgono l'uno all'altro. Certo, la sua esperienza con Peter Greenway non è cosa da poco e il suo ruolo di art director di TAR lo collega in modo diretto a quanto di più innovativo e culturalmente vivace c’è nel panorama internazionale.